Era arrivato il momento di fare una trasferta con la bancarella dei miei gioielli; e quale occasione migliore , se non il Carnevale di Venezia!
Martedì grasso, treno presto la mattina, una valigia di gioielli e il mio insostituibile banco pieghevole (super-leggero) in alluminio:
Si ripiegava a fisarmonica fino ad entrare in un sacchetto largo 16 e alto 50 cm, il piano d’appoggio era costituito da 2 stuoie che arrotolate entravano anch’esse nel sacchetto.
E la luce? Beh la luce era quel prodigio della tecnica che erano le lampade a gas: la bombola era una di quelle capsule cilindriche 10 per 10, il piezo dava il via alla combustione di una piccola retina che diventava incandescente e produceva una luce caratteristica all’interno di un paralume di vetro.
Maschere gotiche, maschere tipiche della Venezia carnevalesca, risate, musica e grandi assembramenti di curiosi e spettatori dello spettacolo unico delle “Calli”(piazzette) del centro.
Presto fu sera inoltrata…
Io e John (nome di fantasia per la privacy), il mio collega orafo/ambulante, ci avviammo alla stazione per il ritorno.
La sorpresa:
Stazione chiusa dalle ore 00 alle 4 del mattino seguente.
Faceva un freddo “birichino”, la città era ormai deserta e i locali del centro avevano chiuso la serranda.
Improvvisamente e (miracolosamente) apparvero 2 ragazze, che , come noi, speravano di trovare un treno a quell’ora.
Avevano un grande panno in lana che gentilmente condivisero con noi e fu così che riposammo al calore del panno tutti e 4 fino a che riaprì la stazione alle 4…
“… e fu il calore di un momento, poi via di nuovo verso il vento…”

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